Musumeci incassa i complimenti di Berlusconi. Miccichè problema per tutti: anche per la famiglia.
di Carmelo Briguglio | 21 Dicembre 2021La botta a Gianfranco Miccichè arriva nella serata di ieri. Silvio Berlusconi e Nello Musumeci, si sentono per telefono per gli auguri. Mai auguri furono più politici. L’ex premier, grande capo di Forza Italia, dopo il colloquio telefonico col governatore fa sapere, urbi et orbi, con un tweet messo in risalto da un manifesto on line, di essersi “complimentato con lui per il lavoro fin qui svolto dal governo di centrodestra”. È una sconfessione per il presidente dell’Ars. “Nello Musumeci – aveva dichiarato Miccichè – la smetta di andare a Roma per trattare la sua ricandidatura, parli con noi. Ancora può correre per il secondo mandato, deve cambiare strategia e su Gaetano Micciché presidente della Regione vi dico che è il mio sogno e sarebbe il Draghi di Sicilia”. Per Nello, che incassa l’apprezzamento del Cavaliere, la risposta silenziosa è: non abbiamo bisogno dei tuoi non disinteressati consigli. Come dargli torto? Perché la prassi insincera di Gianfranco è avvalorata dal contestuale lancio – dall’eleganza inedita negli “annales” della politica – della candidatura del fratello Gaetano. A sua volta oggetto di uno scoppiato scoop di Repubblica, basato su parole dell’interessato, bollate, senza giri di parole, come “false”: la smentita della propria candidatura, il “fratello serio” l’ha affidata a tanto di comunicato ufficiale – è il secondo – del gruppo Intesa San Paolo, i cui vertici sono ormai irritati e preoccupati da queste soffiate giornalistiche “destituite di fondamento”; una grande banca non può essere tirata dentro una bagarre politica, men che meno se scatenata dalle sortite di un familiare di un proprio manager. Non è nelle regole della business community. Peraltro, è facile capire la fonte delle fake news di Repubblica. Ma il governatore manco legge più le lise provocazioni di Miccichè. Il quale si ostina a non comprendere di essere presidente di assemblea, mentre Musumeci è il capo del governo, eletto dal popolo. E di una regione importante, in Italia e in Europa: è gravato da ben altro ruolo e responsabilità. Andando, a Roma o altrove – candidatura a parte – Musumeci ha il dovere di tenere relazioni positive con i leader nazionali della sua coalizione, con i vertici delle istituzioni, da Salvini alla Meloni, a Berlusconi: col centrodestra di governo e all’opposizione. E sa farlo. Gianfranco, invece, sembra averne sempre meno, anche per le sue performance da “cavallo pazzo”: come quella di andare fino a Firenze a farsi ricevere da Renzi; col seguito di fratture ed esiti infausti
della geniale trovata. O, volendo innalzare il discorso, a passare il tempo
a ordire piccole trame di palazzo con Cateno e Raffaele o con altri “contras”di professione. Cioè, fa danni. Anche a se stesso. Può continuare così? Perché ormai è lui il problema. Umano, oltre che politico. Imbarazzante. Per le istituzioni, per il suo partito, per gli alleati. Gianfranco è un triplo problema. Anzi, quadruplo: adesso lo è anche per la famiglia. Alla quale – absit iniuria verbis – va tutta la solidarietà delle persone dotate di un grano di ragione.