Il tridente spuntato di Barbagallo contro Musumeci (meglio il nostro)
di Carlo Giulio Grimbè | 1 Dicembre 2021“Provenzano, Chinnici, Bartolo? Un ottimo tridente come Gullit, Van Basten e Rijkaard”. Tutte qui le grandi carte coperte che il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, dice di volere lanciare per contrastare Musumeci. Scopertissime, da tempo. Con tutto il rispetto, figure politiche di partito, non proprio sorprendenti, che fanno il paio con le vecchissime glorie calcistiche che il segretario isolano dem ha citato (è rimasto davvero indietro): non impensieriscono il centrodestra, tantomeno il presidente della Regione. Non c’è bisogno di entrare nel merito e nei meriti dei singoli. Barbagallo, però, due errori li commette, anzi tre. Il primo: conta i voti di preferenza alle elezioni europee – molto leggeri e liberi – nella battaglia, stretta e difficile, delle regionali. Insomma, un conto è vincere facile all’interno del proprio partito per andare a Bruxelles – è il caso di Chinnici e Bartolo – un altro è battere un avversario del calibro del governatore in carica. Il secondo. Di Peppe Provenzano si possono dire molte cose: pochissime a favore e tante contro. Ma la “narrazione”, cui si affida Barbagallo, non è proprio la sua migliore virtù, se proprio lo si vuole indicare come candidato anti-Musumeci. Certo è che racconti di roba vera e concreta, da ministro per il Sud, i siciliani hanno visto e sentito nulla o quasi dell’attuale vice di Letta. E di narrazione politica, meglio lasciare perdere. L’uscita più importante che si ricordi di Provenzano è la riscoperta del ferro vecchio dell’arco costituzionale contro Giorgia Meloni. Dovette ritirarlo e riporlo nella soffitta della politica da dove lo aveva tirato fuori, dopo il coro di critiche generali e la tirata d’orecchi dello stesso Letta. Una cosa fuori dal tempo, una gaffe. È, insomma, un tridente spuntato. Barbagallo sbaglia a buttarlo sul tavolo. Noi gliene proponiamo un altro: Cracolici-Gucciardi-Barbagallo. Sono i tre assessori di punta del precedente governo di centrosinistra. Hanno dalla loro l’esperienza in tre deleghe pesanti quali l’Agricoltura, la Salute e il Turismo.
E possono rievocare, con cognizione di causa, le gesta dell’esecutivo guidato da Rosario Crocetta di cui facevano parte. Anche perché, se non lo faranno loro, lo farà il centrodestra. Anzi, hanno iniziato a farlo Musumeci e i suoi già alla convention di Catania, che tanta rabbia ha fatto a Barbagallo. Il quale – lo comprendiamo – è rimasto impressionato dallo straripante popolo del centrodestra, che alle Ciminiere ha partecipato al raffronto tra i risultati del governo Musumeci e la tragica prova del governo precedente. Il confronto di dati e cifre è stato un massacro. Che gli brucia: in quel governo-disastro, Anthony c’era.
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