Vittoria o Misterbianco? Le elezioni locali non sono test e prototipi per Roma o Palermo, la politica non è modellismo.
di ca.brig | 26 Ottobre 2021È una regola di sempre. La piazza del tuo paese è l’ombelico del mondo. Per te. Ma non per gli altri. Neppure per chi vive nel paese accanto. Una manciata di risultati in altrettanti comuni devono per forza diventare, ora a destra, ora a manca, una questione politica, una materia unitaria da sottoporre alla camicia forzata dell’analisi politica. Devono per forza entrare nel sacco delle previsioni per le regionali che ci saranno in Sicilia tra più di un anno. O per il governo nazionale. O il test che sperimenta e valida alleanze e intese di superiore livello. Devono essere un anticipo, a favore degli uni o degli altri, per annunciare la loro vittoria. Appunto, Vittoria o Misterbianco? Questo il dilemma storico… Ma smettetela, per piacere. E lasciate questi panni di analisti della domenica. Ogni campanile suona la propria campana, che cosa volete scandagliare? Le elezioni amministrative sono amministrative, in Sicilia ancor di più perché si tratta di comuni con poche migliaia di abitanti. Che tendenza volete cercare? Date appena uno sguardo ai sondaggi nazionali e vedrete che non smuovono il quadro complessivo. La tendenza, ad oggi intendiamoci, privilegia il centrodestra. A Caltagirone o a Canicatti non si è fatta la storia politica nazionale o regionale; e neppure a Favara o a Porto Empedocle. E men che meno a Patti o ad Adrano. Competizioni di grandissima rilevanza per i cittadini di ciascun luogo. Le piazze sono arene di passioni e furori, di funeste ire e di seguitissime performance oratorie. Giusto così. Si risveglia il sangue delle comunità e si formano nuove generazioni di governo del territorio. E classi dirigenti politiche. Questo sì, che è importante. Ma sono elezioni locali, una sganciata dall’altra: non c’è nessun fenomeno unico da sceverare. Nessuna conclusione complessiva da tirare.
Il modellismo non è hobby che si può estendere alla politica. Non ci sono prototipi di successo, sperimentati qua o là. Ci sono tante analisi e commenti da fare, quanti sono i posti dove si è votato. C’è ancora e sempre una meravigliosa specificità da ammirare. Con sguardo sereno di chi sa che ogni comunità sceglie il suo destino nel rito proprio di cui ci fa dono la democrazia. Ma non ci può essere nessun lamento o canto corale. Gioisca e pianga ciascuno a casa sua. L’Isola e la Penisola, non piangono, nè ridono. Non per questi risultati, brutti o belli. Verrà il loro turno. Oggi no.
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