Inchieste giudiziarie. Musumeci e Orlando, ovvero la cavalleria e il suo contrario.
di ca.brig | 22 Ottobre 2021Sono due stili, due modi di fare politica. Si possono riassumere così: la coerenza tranquilla e meditata; e il suo contrario: esacerbato, spinto al massimo. Anche dal punto di vista umano, oltre che politico, la signorilità e di contro la sciacalleria come costume. Parlo di Nello Musumeci e Leoluca Orlando.
Ieri, il presidente della Regione ha commentato l’inchiesta della procura di Palermo sui bilanci falsi al Comune, che vede indagato, tra gli altri, il sindaco Orlando. Lo ha fatto così: «Un’indagine non è mai un reato, non è mai una condanna, non è mai una sentenza definitiva. Il presidente della Regione – ha detto Musumeci – non ha assolutamente interesse a commentare questo tipo di notizie, bisogna avere sempre rispetto per la magistratura. Mi auguro che anche lui – ha aggiunto – come tutte le persone coinvolte in indagini, possa presto dimostrare la sua estraneità ai fatti contestati. Io sono molto garantista». Meriterebbe Leoluca questo trattamento leale e rispettoso? Obiettivamente no. Tutti ricordano ciò che il primo cittadino dichiarò – maledetto web che non dimentica! – quando venne indagato e si dimise Ruggero Razza e le opposizioni chiesero la testa del governatore. «Il Comune di Palermo si costituirà Parte Civile in questo procedimento giudiziario, visto che proprio sui dati si sono basate molte scelte e provvedimenti amministrativi in questi mesi», affermò allora – era il 30 marzo scorso – Orlando a petto in fuori e illuminato dalle telecamere, suoi affetti più cari. Da presidente dell’ANCI Sicilia – caricò a testa bassa – «convocherò il Direttivo per valutare tutte le iniziative da assumere ivi compresa la costituzione di Parte Civile e ogni altra azione a garanzia del rispetto del diritto alla salute di tutti e dell’esercizio corretto delle competenze comunali». Ecce homo.
Non entro nel merito delle iniziative che i partiti vorrebbero prendere a suo carico, a partire dalla mozione di sfiducia. Personalmente, non cavalcherei l’onda giudiziaria che, come una nemesi, stavolta colpisce lui. Lo farei finire nel disdoro pubblico fino alla conclusione del mandato. Tanto, sarà sempre peggio. E non ha molto senso dargli il patentino di vittima proprio nel finale: i palermitani hanno capito che lui il sindaco in questa legislatura non lo ha saputo fare. E la cavalleria usatagli da Musumeci è una generosa corona di fiori alla sua fine politica. Nel Pd, dove è ritornato: il luogo della politica, da dove partono gli attacchi quotidiani al governatore. Il che fa diventare siderale la distanza, non solo tra Musumeci e Orlando, ma anche tra il Presidente e l’opposizione al suo governo. Da quelle parti: imbarazzo, disagio, fastidio. Ci sarebbe da inzufflare il panuccio nel brodo della polemica, eccome. Ma ciò che vorremmo dire lo lasciamo al parlante silenzio.
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