Anti-Musumeci. Peppe l’ha fatta fuori dal vaso. E nel Pd…
di Carlo Giulio Grimbè | 13 Ottobre 2021Sarebbe uno dei candidati più accreditati a sfidare Nello Musumeci per la conquista di Palazzo d’Orleans. Lui, Peppe Provenzano, siciliano, ex ministro per il Sud, adesso vice di Letta, per conto della corrente che fa capo al ministro Orlando. In questi giorni ha confermato quanto circolava da tempo nel Pd dell’Isola. Non ha il “quid”, di berlusconiana memoria. Sembra un prodottino bio, creato in laboratorio. Nessuno si ricorda di lui come ministro. E adesso, da vicesegretario del Pd, ha messo in imbarazzo il partito e lo stesso Enrico Letta. È stato capace, lui da solo, di mettere fuori dall’”arco democratico e repubblicano” Giorgia Meloni e il suo partito che nelle stesse ore mandava una delegazione – il capogruppo Lollobrigida e il vice presidente della Camera, Rampelli – ad esprimere la solidarietà di FdI alla Cgil attaccata dai “fascisti” di Forza nuova e facinorosi no pass. L’infortunio è di quelli che tradiscono un deficit di bussola politica e di statura. Quel dire quando e quanto occorra, un “sapere” che Peppe Provenzano ha dimostrato di non possedere. Dire del primo partito – secondo i sondaggi – e unica opposizione, che è fuori dal gioco democratico, in nome della vecchissima architettura dell’arco costituzionale, significa affermare una cosa lunare, così grave che, dinanzi alla giusta reazione della Meloni, ti costringono poi a rettificare, i tuoi stessi. Come poi è puntualmente accaduto.
Senza l’opposizione della Meloni, sarebbe in crisi la stessa democrazia italiana e ai limiti della legittimità lo stesso Governo Draghi. Questo lo capiscono pure i bambini. “Credo abbia avuto un colpo di caldo fuori stagione. Non si capisce di che parli. Deve aver sentito parlare dei partiti facenti parti dell’arco costituzionale. Ma senza studiare la storia”, lo stronca Piero Sansonetti, direttore del “Riformista”. L’effetto politico sul Centrodestra dell’attacco fuori misura è stato che ha ricompattato Berlusconi e Salvini con la Meloni.
Insomma, Peppe l’ha fatta fuori dal vaso e gli amici-nemici siciliani ne hanno approfittato per tagliargli le gambe nella corsa alla candidatura. “Non è cosa sua”, è il commento laconico di ambienti vicini al segretario regionale dem Anthony Barbagallo, che sperano nella candidatura dell’uomo di Pedara. La “scivolata” di Peppe ha fatto gongolare anche Giancarlo Cancelleri e Claudio Fava, che ci sperano e lavorano per la propria. I sostenitori dei due sono i più attivi a ricordare che Provenzano è stato attivo partecipe della disastrosa esperienza Crocetta. È vero: Provenzano è stato capo della segreteria dell’assessore regionale all’Economia Luca Bianchi da dicembre 2012 a marzo 2014. Non proprio una medaglia da esibire in un eventuale confronto col Presidente in carica.
Peraltro da Ministro, aveva messo piede a Palazzo d’Orleans, ricevuto con la sua tipica cortesia istituzionale da Musumeci. Ma di cose fatte per la Sicilia, nell’agenda della Regione, non c’è segnato nulla. Fatturato zero. A parte la “mise” con cui si presentò a Palazzo, confuso per uno dei turisti, che visitano la Cappella Palatina, li di fronte. Vero è che l’abito non fa – in comunicazione, sì – il monaco. Ma qui, dicono in tanti, manca proprio il monaco.
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