Adesso Musumeci torni a Itaca: ecco perché deve scegliere Giorgia Meloni
di Carmelo Briguglio | 4 Agosto 2021Può un’isola omerica rappresentare un partito? Forse no. Oggi. Un tempo, quello archiviato delle ideologie e del pensiero forte, sicuramente si. Ma siamo in un altro tempo, in un altro mondo. E pur tuttavia Itaca può simboleggiare, se non una forma, una cultura politica. Un’isola mentale, a cui “tornare” da un’isola reale qual è la nostra in cui viviamo. O, se si vuole, la terra “meno lontana”, nel mare mosso della politica. Da tempo atarassico rispetto alla “politique politicienne” e ai suoi umanissimi traguardi, da osservatore pur schierato, un consiglio personale voglio dare al Presidente della Regione – lui che ascolta sempre, per poi spesso fare “altro” o nulla – dopo l’operazione Lega-Sammartino: torni a Itaca. Lo faccio pubblicamente. Da questo foglio, che è un piccolissimo scoglio segnalato tra le onde del web. Non ho bisogno di aspettare per vedere se è la Lega che ha preso Sammartino o Sammartino ha preso la Lega: chi analizza, con un pizzico di esperienza e minimo distacco, ben vede, senza grandi sforzi. O per capire perché, per come, per cosa, e chi ha fatto veramente l’operazione ieri benedetta da Salvini. A me è abbastanza chiaro. Accade. È accaduto tante volte nel confronto tra ciò che nella politica è “extra commercium” e ciò che invece non lo è. Già visto. È comunque un fatto politico. Che paradossalmente aiuta. A decidere. A prendere la via del ritorno, da parte di chi guida la più grande regione del Mediterraneo, alla cultura politica da cui lui e tanti che oggi lo seguono sono partiti. Dov’è Itaca? Dove si trova il depositum fidei di quella cultura? La risposta è una: c’è ed è in quel mondo politico dei “simili” a te. Quello oggi più vicino. Meno distante, se vuoi. Che non è il tuo, come lo fu un tempo, ma è quel cosmo vitale della destra italiana, con cui hai affinità elettive, comunanza di valori, memorie condivise. Legature sentimentali, prepolitiche, ma che hanno sempre avuto un forte ascendente su e per chi la politica è anche intenso vissuto. Laddove c’è ancora un symbolum antico, non a caso. Il simbolo può essere un nostalgia che ti fa sbagliare. Ma se, a sua volta, non tradisce la sua psichè, il suo etimo di “mettere insieme”, quella sua funzione di riconoscersi e farsi riconoscere, all’uso dei padri greci, il simbolo ti indica la strada. In questo tempo della politica in cui – per dirla con Tocqueville e Del Noce – “il passato non rischiara più l’avvenire, lo Spirito avanza nelle tenebre”, è la strada stessa. Chi, nella nostra contemporaneità, esprime la cultura politica più prossima che discende da quella che fu la tua, quella che viene dalla tua storia, è Giorgia Meloni. Tra Fdi e Db, il movimento del presidente, ci sono state intese, candidature comuni, screzi, incomprensioni, poi coalizione tra distinti, collaborazione positiva di governo. Ma non sono mai venute meno rispetto e stima. Nonostante i caratteri, ambedue forti, orgogliosi, spigolosi, persino permalosi dei leader. E di cui hanno fatto uso, per separare e avvelenare, terzi vicini e lontani. I fatti politici adesso danno luce alla via del governatore. Dicono ciò che deve fare. Lui, in prima persona. Come capo politico. Senza mediazioni. Andando oltre tutto e tutti. Anche oltre personali difficoltà, rapporti umani perfettibili, diversità di vedute su alcune questioni: l’Europa e la vaccinazione, per dirne due attuali. E sia una scelta senza piccoli calcoli e mezze misure – federazione e roba simile – ma un’adesione piena e convinta. Che darebbe a quel mondo, un importante patrimonio di consensi, fa diventare Fratelli d’Italia il primo partito dell’Isola e gli conferisce in dote il governatore di una grande regione che non ha ancora: un dato politico di prima grandezza, anche nelle dinamiche interne del centrodestra. E, insieme, anche un contributo di idee e prassi di governo che può incidere, a sua volta, su crescita ed evoluzione di Fdi. Nello Musumeci scriva con Giorgia Meloni un patto di reciproca lealtà: lealtà del quale sulla “rive droite” si conosce il valore. Politico certo. Ma anche etico. Morale. La moralità, pubblica e dei comportamenti – stella polare di ambedue – anche alla luce di quanto accaduto, sia il valore-guida del patto nella terra di Paolo Borsellino, che sta nel pantheon ideale comune : ora è ancor più da rimarcare e sottolineare come datore di senso all’impegno politico. E ai doveri del governo. Del buongoverno. Della Sicilia. E dell’Italia.
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