Mattarella, lo spirito migliore dei siciliani
di Carmelo Briguglio | 23 Luglio 2021Oggi Sergio Mattarella compie 80 anni. Insieme agli auguri al nostro Presidente, poche righe di riflessione. Forse, non abbiamo abbastanza pensato che si tratta di un siciliano. Non per una questione di piccolo vanto regionale, ma per farci comprendere alcune essenziali cose. Si tratta di un uomo che conserva in sé questa nostra cultura, quella positiva, di sintesi che sta nelle radici di un’Isola, stratificata di civiltà e popoli, che ha “mediato” per secoli.
L’attuale inquilino del Quirinale, lo ha dimostrato: ha dentro questo nostro spirito migliore. E poi: Mattarella è una risplendente smentita al vittimismo, malattia sociale del nostro essere comunità, sempre inseguita dal sospetto, di un complotto, addirittura un destino di apartheid, contro di noi: soltanto, contro di noi. Antica subcultura, dura a morire. Dopo un percorso di dolore – è sempre viva in tutti l’immagine del fratello Piersanti insanguinato tra le sue braccia – e una “carriera” di pregio – dal Parlamento al Governo, fino alla Consulta – il siciliano Sergio è stato eletto al Quirinale: il vertice della nostra Repubblica; in essa, nessun traguardo è precluso a nessuno. Men che meno a chi qui è nato e cresciuto. Infine: quasi al termine del suo mandato, il giudizio sul suo operato, è positivo; gli stessi indici di gradimento lo attestano dai sondaggi, lo indicano. In questi anni, il Capo dello Stato ha dovuto affrontare di tutto: sul piano politico, sociale, economico, fino a una pandemia “storica”. Questo Presidente – che viene da appartenenza e idee molto lontane da quelle oggi maggioritarie nel Paese e anche di chi scrive, che ha conosciuto in tempi passati – ha interpretato al meglio il ruolo di garante dell’unità nazionale: errori ne ha commessi, ma non è stato fazioso, ha cercato di tenere la barra dritta, individuando soluzioni condivise. Lo prova la scelta di Draghi premier: è l’ultima, simbolica manifestazione di questa capacità di essere, quanto più possibile, super partes. Del che, non si può dire di tutti i suoi predecessori: inutile, oltre che inelegante, fare nomi di chi non c’è più.
Peraltro, nell’arte della conciliazione di opposti, si era esercitato come politico di convergenze e umani rapporti, con portatori di idee e formazione lontane, a partire da Pinuccio Tatarella: fu la stagione proficua che diede riforme che funzionarono (il Mattarellum, legge-mix di maggioritario e proporzionale, per le elezioni politiche), che tuttora funzionano (il Tatarellum disciplina l’elezione dei presidenti delle regioni). Mattarella non è un santo: in politica, nessuno lo è; ma le richieste verbali di impeachement contro di lui furono un errore di reazione: si consumarono nel giro di pochi giorni, come scatti di nervi. È, di certo, Presidente del decoro e dell’equilibrio istituzionale. Qualità apprezzata anche rispetto al governo della nostra regione e del Presidente Musumeci: è stato sempre attento e disponibile. Mai l’ombra del contrario. Qualità rara, oggi ancor più, che, nelle spire di una crisi che ancora ci avvolge, suggerisce un mandato bis, probabilmente non lungo, come la scelta migliore, in cui tutte, o quasi, le forze politiche finiranno per trovarsi. Il che sarebbe un impegno gravoso per una persona non più giovane, ma anche motivo di soddisfazione: avere una conferma equivale a un giudizio di valore. Sarebbe un orgoglio, anche nostro. Sopra ogni cosa. Oltre la stessa ragion politica.
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