Obbligo vaccinale. Tra maniere forti di Macron e rigore moderato di Musumeci, i numeri di Razza fanno temere in futuro la linea dura (che per ora non si fa).
di Lidia Anastasi | 15 Luglio 2021Le Monde titola: “Vaccination: Macron assume la manière forte”. È un atto di governo di un uomo di Stato che ha le spalle coperte dalle istituzioni, dai poteri che la Costituzione della République gli riconosce come decisore con pochi contrappesi. E così Macron oltre alle maniere forti fa l’uomo forte, anche in vista delle imminenti elezioni. Di fatto, Macron introduce in Francia, ma anche in Europa, l’obbligo vaccinale tout court: indiretto quanto si vuole, ma di obbligo si tratta. Quando condizioni gli atti elementari della vita individuale e sociale alla vaccinazione – come andare al ristorante, in piscina, ad eventi, allo stadio, al cinema e a teatro – di fatto hai introdotto un obbligo tout court. La Merkel non segue il presidente francese e così pare Mario Draghi, anche per l’opposizione di Salvini e Meloni. Pertanto la linea italiana sembra quella di imporre il green pass solo per concentrazioni di massa e non per attività personali o familiari, come andare al ristorante o nei negozi. Per adesso. Su questa strada del rigore moderato è orientato il presidente della Regione Musumeci: ”Il modello francese non mi convince del tutto, perché sono contrario a prevedere misure che non possono essere assicurate da adeguati controlli. Dire oggi che per entrare in un pub ci vuole il #greenpass, a prescindere da ogni valutazione di merito, mi fa dire: chi controlla? Se il green-pass non lo controllano neppure nei viaggi internazionali!…credo sia più logico tutelare i servizi essenziali e monitorare gli ingressi in Italia ed in ciascuna Regione, estendendo il green-pass alle attività sociali dove esistono grandi assembramenti”, è la linea del capo del governo siciliano. Il quale, però, nello stesso tempo, non pare desistere dall’ordinanza con cui ha chiesto l’elenco di vaccinati e non ad aziende pubbliche e private, rispondendo con argomentate controdeduzioni alle contestazioni del Garante della privacy. L’idea in Sicilia è della severità, ma non fino al punto di condizionare qualunque libertà alla vaccinazione.
Certo è che i numeri forniti dall’assessore alla Salute Ruggero Razza fanno pensare ad alcuni alla ricetta macroniana integrale, se dovessero peggiorare ulteriormente: oltre il 70 per cento dei ricoverati in Sicilia (115 in tutto), in questo momento risulta non vaccinato e su 15 ricoverati in terapia intensiva, nessuno è vaccinato con prima (solo 4) e seconda dose. Un dato su cui comunque occorre riflettere. Insieme a quanto accaduto Oltralpe: è bastata la comunicazione di Macron a fare prenotare il vaccino a un milione e trecentomila francesi nello spazio di un solo giorno. Se, la situazione dovesse precipitare, per l’irresponsabilità di alcuni, non sarebbe questa la risposta inevitabile al rallentamento di vaccinazioni in Sicilia e alla necessità di scongiurare il rientro della nostra regione in zona gialla? All’imperativo etico di tutelare le persone vaccinate rispetto a quanti non intendono farlo mettendo a rischio se stessi e il prossimo? I giorni che verranno ce lo diranno.
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