Coperta di Linus o Arca di Noè? Diventerà bellissima o Lista Musumeci?
di Carmelo Briguglio | 11 Luglio 2021L’incontro sull’Etna degli amministratori locali di Diventerà Bellissima, convocato da Nello Musumeci, non poteva affrontare una questione politica che il movimento del presidente della Regione dovrà risolvere da qui a poco. DB è rimasta legata alla figura di Musumeci e di fatto è retta, al di là della funzione di garanzia di Gino Ioppolo, dai cinque deputati regionali guidati da Alessandro Aricò (oltre a lui, Assenza, Galluzzo, Savarino, Zitelli) e dall’assessore Razza che si è ritagliato il ruolo di raccordo con le altre forze della maggioranza; senza nulla togliere ai responsabili sul territorio, dove emergono amministratori e giovani promettenti, la governance stretta del piccolo partito del presidente è questa. Ora, il congresso che è stato annunciato per il prossimo autunno, è chiamato a una scelta: come presentarsi alle regionali del 2022. Rimettere in campo le liste “bellissime” che riassicurino il ritorno in Ars agli uscenti? Oppure allargare il campo con una grande Lista Musumeci, da più alti obiettivi di consenso, dentro cui ospitare soggetti che, in questi quattro anni, si sono avvicinati al governatore, pur venendo da appartenenze a lui molto lontane? Puntare su una piccola, ma fidata, guardia presidenziale che è stata un elemento di sicurezza, una magica coperta di Linus, dentro le dinamiche interne al centrodestra e in occasione di votazioni decisive in aula; oppure varare una grande arca di Noè, su cui accogliere chi, a vario titolo, vuole sposare la proposta di governo inverata dal presidente della Regione e dove valga la regola della competizione aperta?
Nulla di nuovo, sia chiaro. Tutti i partiti e movimenti politici, presto o tardi sono posti dinanzi a questa alternativa: continuare la matrix originaria con quelli della prima ora e giù di lì, o invece ampliare la propria prospettiva, dando spazio a personalità, aree, idee e sensibilità “altre”. Gruppi, diversi tra loro, come Attiva Sicilia, Ora Sicilia, una parte dei renziani isolani, altre aggregazioni minori, ma pure sindaci che vogliono fare il “salto”: sono tutti pezzi di ceto politico e di rappresentanza sociale – accompagnati da consenso consolidato o meno – che cercano una sponda nel Presidente. Che, peraltro, ha bisogno di avere un peso ancora maggiore, che faccia sempre più la differenza nel centrodestra di tanto in tanto attraversato da fremiti e palpitazioni non sempre empatiche; e soprattutto allargare il gioco oltre i confini della coalizione, visto che, a differenza del 2017, è certo che Pd e M5S presenteranno un candidato unico. E, in politica, è importante attrarre dalla propria parte soggetti in movimento anche soltanto per impedire che vadano dall’altra. Ecco perché la questione è discussa da tempo sottovoce, ma nei prossimi mesi diventerà priorità di un’agenda in cui il rinnovo dell’Ars e il destino di gruppi e singoli prenderà il sopravvento su ogni altro pur più nobile tema. E, come tutte le problematiche che toccano, insieme alla grande politica, anche donne e uomini fatti di carne e ossa e le loro comprensibili aspirazioni e possibilità di realizzarle o proseguirle, sarà un banco di prova molto serio, a cui è chiamato tutto il mondo di Musumeci. A partire da lui stesso, a cui spetterà l’ultima parola sul considerare esaurita o meno la stagione di DB: sulla ipotesi di aprire un ciclo nuovo, che come tutte le fasi di innovazione politica, comporta però incognite e sfide dall’esito mai scontato.
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