Molti anti-Musumeci, ma ne serve uno solo
di Redazione | 17 Maggio 2021
Nel mondo che si contrappone al governatore in carica, Giuseppe Provenzano se la tira: fa valere i galloni di vice-Letta e il back-ground di ex ministro per il Sud e la Coesione, per ottenere la candidatura a presidente. Ma, parlando di coesione, su di lui non ce n’è abbastanza, nonostante sfrutti al massimo gli spazi televisivi che il suo ruolo gli assicura. Resta, comunque, il nome più gettonato.
Claudio Fava ha bruciato i tempi e si è autocandidato: certo che ci spera, è attivissimo sullo scranno di presidente dell’Antimafia regionale. Il suo handicap ? Non ha un grande partito alle spalle, per molti resta un outsider. La fuga in avanti di Fava è stata bacchettata da Peppino Lupo, che concorre, eccome, a fare lui l’anti-Nello: non per nulla veste i panni di oppositore implacabile, seduta dopo seduta, sui banchi dell’Ars. Si fa forte delle legislature trascorse a Sala d’Ercole: va verso la quarta e vanta un’esperienza consolidata nella conoscenza di problematiche e meccanismi della Regione. Si giocherà questa “professionalità” acquisita sul campo.
C’è poi Giancarlo Cancelleri, candidato naturale del M5S, ma la sua sparata contro Grillo per la vicenda del figlio, non è stata gradita dalla base. E le dichiarazioni pro-Ponte sullo Stretto, con cui si è attirato polemiche e sarcasmi da ogni dove, sono state per lui un boomerang: tutto il Movimento l’ha bocciato e ha dovuto mettere una pezza con una discutibile proposta di referendum. Ma al sottosegretario alle Infrastrutture, retrocesso da viceministro, brucia ancora la sconfitta infertagli da Musumeci quattro anni fa e vuole, a tutti i costi, la rivincita. Certo, queste esternazioni, le pagherà care. Non sarà facile per il suo sponsor, il ministro degli Esteri Di Maio, sostenerlo quando si dovrà decidere. Ma lui non molla. Insomma, nel centrosinistra isolano – che ormai include il M5S – la partita per la designazione del candidato da contrapporre, nel 2022, all’attuale presidente, è aperta e non pare destinata a chiudersi presto. Le difficoltà di costruire il campo largo che metta insieme i due schieramenti ex nemici sono accentuate dai brutti segnali che vengono da Roma e Milano. Qui la quadra per candidati sindaci comuni, non c’è: la trattativa è andata a male e i pentastellati ora puntano sulla Sicilia. Si può stare certi che faranno il diavolo a quattro, per incassare la candidatura. È un’altra bella grana per il leader in pectore Giuseppe Conte: il M5S non ha un presidente di regione, una “deminutio”non di poco conto. Un partito al governo, primo per numero di ministri e di parlamentari, non può tollerarla. Anche perché nella Conferenza delle Regioni – organo che la pandemia ha consacrato come Terza Camera – i grillini non hanno voce in capitolo. Ormai molti provvedimenti passano da lì e loro non ci sono. Acciuffare Palazzo d’Orleans sarebbe un colpaccio. Solo che – dicono nel Pd – ci hanno provato nel loro momento migliore e hanno fallito. “Perché loro, con Micari, che hanno combinato ? Un disastro”, è il controcanto dei Cinque Stelle. Si parla pure di ticket, ma la soluzione ha il problema di tutti i ticket: chi fa il presidente, chi il vice ? In questi casi, ognuno vorrebbe essere il numero uno e che “l’altro” gli facesse da secondo. Si aggiunga che la “nouvelle vague” lettiana è fare largo alle donne. Però, di donne in pole non si parla molto, né dentro il Pd, né nei ranghi del M5S. In verità c’è un tris di deputate regionali grilline molto attive da cui pescare – le onorevoli Campo, Schillaci e Zafarana – ma a molti sembrano troppo territoriali, non ancora mature per il ruolo. C’è pure chi azzarda il nome di Azzurra Cancelleri, sorella di Giancarlo e deputata a Montecitorio; un azzardo, appunto, per le polemiche che accompagnarono la sua elezione: i due posti, nella stessa famiglia, furono criticatissimi allora e c’è da scommettere che susciterebbero le stesse reazioni in questa ipotesi, più frutto di pettegolezzi che altro.
Il Partito Democratico, nell’ottica al femminile, un nome potrebbe lanciarlo: l’eurodeputata Caterina Chinnici, magistrato e figlia del giudice Rocco, assassinato dalla mafia; il nome è rispettabile, ma le pesa in negativo il passato di ex assessore nel governo Lombardo, ammesso sempre che lei sia veramente interessata. Letta potrebbe chiederle un sacrificio, una volta superate le riserve sul passato politico prossimo. Potrebbe spuntarla lei? Non è escluso.
Insomma, i candidati contro il governatore uscente non mancano. Per alcuni sono anche troppi, per altri troppo “leggeri”, per vincere la sfida con Musumeci. Ma il toto-nomi è appena all’inizio.
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